Des activistes investissent le camp de rétention de Bologne (Italie), 1er mars

Publié le par la Rédaction

CIE di Bologna, occupazione e rivolta

 

«Una manifestazione di protesta del centro sociale Tpo ha scatenato una rivolta all’interno del Cie di Bologna. Circa un centinaio di aderenti al centro questa mattina verso le 10 ha scavalcato il muretto di cinta che divide la struttura dalla massicciata della ferrovia e ha raggiunto la cancellata dell’ex Cpt. Lì i manifestanti sono stati respinti dai militari impegnati nella sorveglianza del centro. Con i megafoni i manifestanti hanno urlato la loro solidarietà all’indirizzo degli ospiti che hanno innescato una rivolta incendiando alcuni materassi poi spenti dai vigili del fuoco. (Adnkronos)»

 

 

 

 

Ascolta un’intervista con uno degli occupanti, al telefono con Radio Blackout 105.250 FM.

 

Macerie, 1er mars 2011.

 

 

 

 

Attivisti invadono il Cie

Immigrati incendiano i materassi

 

Gli attivisti del centro sociale Tpo, nella giornata dello sciopero dei migranti, riescono ad entrare nel Centro di identificazione ed espulsione di via Mattei. Mentre sono bloccati tra la prima e seconda recinzione all'interno scoppia la protesta. Uno straniero: “Non andatevene, ora abbiamo paura delle rappresaglie”. Una delegazione riesce a entrare, gli altri si danno appuntamento in piazza Maggiore.

 

 

 

Gli attivisti dei centri sociali premono per entrare, battono con bastoni e tubi di ferro la cancellata. Il rumore è fortissimo, supera il cordone delle forze dell'ordine, raggiunge gli stranieri trattenuti nel Cie di via Mattei, zona periferica di Bologna. Loro rispondono, spezzano manici di scopa e con quelli percuotono le inferriate. Poi incendiano i materassi, tentato di uscire facendo forza dall'ingresso. E' una rivolta doppia, quella che si sta consumando dalla tarda mattinata di oggi, nel centro di identificazione ed espulsione gestito dall'associazione Misericordia. E va in scena proprio nel giorno della manifestazione dei migranti.

 

 

 

 

L'invasione. Sono le undici quando un'attivista del centro sociale Tpo chiama la redazione di Repubblica: “Stiamo occupando il Cie di via Mattei per chiedere la liberazione dei migranti. Siamo riusciti ad entrare nel Cie pochi minuti fa.” Decine di ragazzi hanno superato un primo muro che delimita un campo che circonda sul retro la struttura, utilizzando una scala. La questura ha spiegato che il gruppo è stato intercettato e bloccato prima che riuscisse a passare oltre la recinzione vera e propria del Cie. Gli attivisti dicono invece di essere riusciti ad entrare, ma di essere poi stati respinti dalle forze dell'ordine dopo una carica. Un blindato militare blocca la porta da cui, verosimilmente, sono riusciti ad entrare gli attivisti che si sono fermati tra la prima e la seconda recinzione. Con il passare delle ore il gruppo dei manifestanti è diventato più numeroso: “Ora siamo in 150”.

 

 

 

 

Le richieste. I ragazzi chiedono di entrare all'interno del Cie. Non tutti, ma in delegazione. Con loro ci sono anche due consiglieri regionali: Roberto Sconciaforni (Prc) e Gabriella Meo (Sel-Verdi). Stanno aspettando che il prefetto autorizzi o meno la visita al Cie, dove nel frattempo la situazione è diventata molto tesa. E per dare più forza alla protesta poco prima delle quindici si rimettono in marcia, diretti all'ingresso principale della struttura. Pochi minuti dopo, una delegazione (i consiglieri regionali Sconciaforni e Meo, i due avvocati Elia De Caro e Neva Cocchi oltre ad una rappresentante di un'associazione per la tutela dei migranti) è entrata poco prima delle 15 nel Centro di identificazione per gli immigrati. Riesce a entrare nel centro di identificazione ed espulsione, il corteo si scioglie e i manifestanti si danno appuntamento in piazza Maggiore.

 

 

La rivolta degli stranieri. I migranti hanno subito risposto alla manifestazione del centro sociale percuotendo con manici di scopa le inferriate della struttura, incendiano materassi e cercando di raggiungere, in corteo, l'ingresso della struttura per uscire. All'interno sono entrate le forze dell'ordine e con degli estintori è stato spento il rogo dei materassi. Gli attivisti sono riusciti ad entrare in contatto con gli stranieri passandogli un numero di telefono. I migranti, all'interno, hanno detto di avere dato fuoco per protesta ai materassi, di avere fatta quanta più confusione possibile e chiedono aiuto: “Se ve ne andate ora abbiamo paura di venire picchiati.”

 

La telefonata tra i manifestanti e gli stranieri del Cie

 

I precedenti. Sono giorni caldi per i centri di identificazione ed espulsione. Solo pochi giorni fa nella struttura di via Mattei un tunisino che era detenuto da dieci giorni si è cucito le labbra in segno di protesta. E il 27 febbraio nel Cie di Modena, sempre gestito dalla Misericordia, un gruppo di anarchici aveva protestato di fronte ai cancelli inducendo molti degli stranieri trattenuti nello stabile a gettare fuori dalle finestre i materassi che si trovavano all'interno. La notte prima della manifestazione quattro persone avevano tentato la fuga arrampicandosi su una rete e raggiungendo il tetto.

 

Leur presse (Alessandro Cori,
La Repubblica), 1er mars.

 


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